Ricostruire comunità attraverso la cura dei beni comuni: quali risposte alla crisi sistemica attuale?”

Resoconto degli incontri On line del 18 e 19 Aprile 2020

(a cura di Maurizio Ruzzene, Gruppo ricerca Retics – Reti Comunitarie di Scambio; RAMICS – Research Association on Monetary Innovation and Community Currency Systems)*

PRIMA PARTE – ESPERIENZE E PROGETTUALITA’ PRESENTI

1. Un incontro molto importante

Il primo incontro nazionale delle Pratiche eco-solidali e dei circuiti di scambio e credito mutuali” doveva svolgersi a Milano il 18 e 19 aprile, e a causa dell’emergenza sanitaria si è tenuto in rete, negli stessi giorni ma con una riduzione considerevole del programma previsto inizialmente.

Già in un questa versione ridotta, a distanza, l’incontro ha rappresentato comunque una tappa importante nella storia delle esperienze di scambio e credito mutuale del nostro paese, per il numero e la qualità dei partecipanti, per le finalità perseguite e anche per i risultati raggiunti:

– perché vi hanno partecipato le più importanti esperienze di scambio e credito mutuale, non monetarie,  sviluppate sinora in Italia;

– perché è emersa la volontà diffusa di cooperare e di dar vita ad attività e progetti di ricerca comuni, condivisi, necessari per affrontare in maniera cooperativa le sfide poste dalla crisi attuale;

– per la stessa gravità e complessità della crisi, che si presenta come emergenza sanitaria e come crisi economico-finanziaria grave ma anche come crisi “ambientale”, nelle sue dimensioni “naturali”, socio-culturali e politiche.

I partecipanti

L’incontro si è svolto nell’ambito del progetto Laboratorio Monete (promosso dal gruppo ricerca Retics e dalla RIES – Rete Italiana di economia solidale), con il supporto del Coordinamento Lombardo delle Banche del tempo e del circuito di scambio mutuale Mi fido di noi, del DES Brianza.

Erano presenti e hanno variamente collaborato alla buona riuscita dell’incontro, le principali esperienze di scambio e credito mutuale sviluppate nel nostro paese: le Banche del tempo, l’Arcipelago SCEC, il circuito Sardex e la Rete di Mutuo credito, oltre a numerose associazioni Eco-solidali, operanti in quasi tutto il territorio nazionale.

Ehanno sostenuto in vario modo il progetto, accompagnandone in vario modo lo sviluppo nelle sue prime fasi, alcuni dei più significativi circuiti di scambio mutuale sviluppati nell’ambito dei Distretti dell’Economia Solidale italiana: il Bus (del DES di Reggio E.), il Mi fido di Noi (DES Brianza), l’esperienza “farine del Friul del Mieç” (sostenuta dal Forum dei beni comuni del FVG), il Grano (del laboratorio bolognese moneta sociale) e i progetti FICOS (Filiera corta siciliana ) e MOMA (Moneta maremmana).

Hanno inoltre riferito sulle loro esperienze o inviato materiali, i testimoni di due progetti di monete altre sviluppati nell’ambito di amministrazioni locali italiane: il Token (buono eco-sociale e cripto-moneta) del Comune di Napoli, e un “buono spesa sociale” attivato da alcuni comuni modenesi.

Si tratta in quest’ultimo caso di una ripresa del buono spesa sviluppato nell’ambito del progetto  “Il pane e le rose”, finalizzato a soddisfare bisogni primari di famiglie e soggetti con particolari difficoltà di inserimento economico, e sostenuto da qualche anno dal comune di Soliera (MO). Lo strumento è stato ri-adattato alla disponibilità di fondi garantiti dal governo,  per fronteggiare le condizioni di nuova povertà createsi a causa dell’emergenza sanitaria, ed è stato gestito nell’ambito del comprensorio “terre d’argine” (costituito dai comuni di Campogalliano, Carpi, Novi Modenese  e Soliera), in provincia di Modena.

Il Token del comune di Napoli è stato concepito invece per far fronte sia alle difficoltà in cui si trovano le finanze comunali, sia alle condizioni di degrado dei contesti urbani ed ambientali campani.

A questo fine, il “Token napoletano” combina i principi del “buono sconto circolare” con alcuni strumenti delle cripto-monete, come la tecnologia Block Chain, opportunamente modificati. E il tutto si vorrebbe vincolato al rispetto di specifiche esigenze etiche ed ecologiche (ad esempio si possono ricevere Token se si prestano attività socialmente utili o si portano in discarica oggetti voluminosi, solitamente abbandonati per strada).

2. L’articolazione dell’incontro e i suoi gruppi di lavoro

L’incontro si è svolto nell’arco di due pomeriggi. Nel pomeriggio di sabato 18 aprile si è data voce alle principali esperienze presenti, con una attenzione particolare alla individuazione dei problemi che la grave crisi sistemica sta già ponendo e porrà maggiormente  in un prossimo futuro, sia alle pratiche eco-solidali sia ai circuiti di scambio e credito mutuale, non monetari.

Il pomeriggio di domenica 19 si sono organizzati quattro gruppi di lavoro, articolati attorno alle tematiche ritenute cruciali dagli organizzatori ai fini di una futura attività di “ricerca condivisa” del laboratorio monete.

La discussione nei gruppi di lavoro ha riguardato in particolare:

– le direzioni e i contenuti dei cambiamenti che si impongono alle pratiche eco-solidali e ai circuiti di scambio e credito mutuale per affrontare in maniera più sostenibile le crisi economico-finanziarie, socio culturali e politici;

– gli approcci e gli strumenti più adatti per collegare, far interagire ed eventualmente integrare, i circuiti di scambio e le pratiche eco-solidali esistenti, sia in ambito privato che pubblico;

– le chiavi di lettura e le possibili soluzioni del problema del debito, inteso nei suoi presupposti strutturali e complessivi, come debito economico, pubblico e privato, ed ecologico;

– la ridefinizione dei principi e dei criteri di misura (e formazione) dei valori economici esistenti, per dar conto anche dei tempi di generazione e rigenerazione delle risorse naturali, e dei processi di degrado e riparazione dei contesti ambientali. 

Un cambio necessario di prospettive

E’ emerso in più interventi come si rendano ormai necessarie delle profonde modifiche nel nostro modo usuale di vedere le cose, data la gravità e complessità della crisi attuale e data l’incapacità palese di farvi fronte ricorrendo alle strumentazioni politiche ed economiche tradizionali, incluse le politiche e le strumentazioni monetarie correnti.

Profonde modifiche si rendono necessarie in primo luogo nel modo di rappresentare la crisi. Ma anche nel modo di considerare gli stessi strumenti che potrebbero aiutarci ad affrontarla: in primo luogo appunto gli strumenti di scambio, credito e misura dei valori economici, sia ufficiali che  “alternativi” (complementari, comunitari, locali,  di scopo ecc.).

Nel corso dell’ultimo incontro, in rete, i diversi tipi di strumenti monetari alternativi sono stati definiti nel loro insieme “monete altre”, sebbene si tratti nei casi più significativi di strumenti di scambio e credito propriamente “non monetari”.

Di comune accordo, non si è ritenuto opportuno soffermarsi sull’analisi e sulla definizione dei termini impiegati, o della realtà complessa della “moneta”, quanto piuttosto sui problemi e sulle urgenze che ci troviamo di fronte nella crisi attuale.

A questo fine, una delle questioni più pressanti è stata individuata nell’esigenza di intrecciare le dimensioni della ricerca teorica e delle esperienze concrete, riconoscendo ad ogni dimensione la sua importanza e la sua autonomia relativa, ma anche tenendo presenti i limiti o gli aspetti più problematici dei diversi tipi di approcci ed esperienze.

3.  Ripartire dalla consapevolezza delle potenzialità inespresse ma anche dei limiti delle monete altre

In sostanza, per far fronte ai problemi principali sollevati dalle crisi sistemica attuale si devono mettere in evidenza non solo i vantaggi offerti dalle monete altre (MA) ma anche i limiti e le incongruenze che hanno condizionato una parte significativa delle loro esperienze, così come le ricerche teoriche sviluppate sull’argomento delle MA,  specie negli ultimi decenni.

Ed è questa duplice esigenza di evidenziare potenzialità, limiti e problematicità dello sviluppo delle MA, che ha ispirato l’attività di ricerca di Retics e della organizzazione delle Scuole Estive, specie quella del 2018 da cui ha preso avvio il percorso di cooperazione che ha portato le principali esperienze di scambio e credito mutuale italiane ad organizzare questo incontro.

Sulle molteplici potenzialità di sviluppo delle MA, intese in termini generali, non vi sono usualmente grandi divergenze di vedute tra i loro sostenitori. Per quanto riguarda i limiti e gli aspetti più problematici delle monete altre, esprimo invece una mia opinione del tutto  personale dicendo che si dovrebbero  mettere in discussione principalmente tre aspetti o tendenze molto diffuse, almeno  in passato. E mi riferisco principalmente alleversioni tradizionali di monete locali,  prevalenti sino a qualche anno fa nel mondo delle pratiche eco-solidali e specie nel mondo anglosassone.

Si tratta principalmente delle tendenze a: 

a) ridurre la grandezza dei circuiti e il numero delle funzioni perseguite, specie per avere maggior controllo – dal basso o dei progettatori – degli strumenti monetari e non monetari  adottati (a volte semplicemente per seguire l’ideologia del “piccolo è bello”);

b) sviluppare strumentazioni che riproducono comunque alcune caratteristiche essenziali delle monete ufficiali (come il presentarsi dotati di un valore proprio, “interno” anche ad alcune Monete Altre), finendo in questo modo per dar luogo a “disfunzioni” importanti. proprie dei sistemi monetari attuali (quali la perdita di valore relativa al presentarsi dotate di un proprio valore, “interno” alla moneta; e le tendenze a creare eccessi o penuria dei mezzi monetari,  di scambio  e credito);

c) dimostrare uno scarso interesse per i problemi e i vincoli che si impongono nelle dimensioni organizzative e istituzionali più ampie, nazionali ed internazionali,  ed in particolare nelle sfere pubbliche (ad es. le condizioni di crescita del debito pubblico; la gestione delle risorse ingenti accumulate a fini previdenziali; i vincoli giuridici esistenti in ambito europeo ecc.).

Strumenti monetari e non monetari

Gli ultimi due aspetti (b e c) si fanno valere specialmente nello sviluppo di approcci “monetari alternativi” che cercano effetti e dimensioni organizzative di scala più ampia, nazionale, come gli approcci “sovranisti”.

Questi cercano infatti giustamente di mettere in discussione il pagamento di interessi esosi, o anche il tipo di soggetto che crea la moneta e la gestisce. Ma non mettono abbastanza in discussione i caratteri strutturali della stessa moneta come mezzo di potere / dominio sociale specifico, i cui elementi strutturali, costitutivi, generano problemi altrettanto specifici, su un duplice piano, ambientale e interno al sistema monetario. Problemi su cui non possiamo soffermarmi qui in maniera analitica, ma che andranno considerati più attentamente negli incontri successivi.

La tendenza a riprodurre caratteristiche e valenze proprie delle monete ufficiali, cambiando solo il soggetto deputato alla loro creazione,   può essere rilevata in particolar modo in un’esperienza risultata abbastanza importante per lo sviluppo di molte prospettive di MA in Italia, il SIMEC di G. Auriti, molto noto tra i cultori italiani di Monete Altre.

Tendenze simili possono essere rilevate però anche nei numerosi progetti di “Moneta positiva” che si stanno riproponendo negli scenari di crisi attuali.

E proprio per questa tendenza a riprodurre caratteristiche proprie delle monete ufficiali (come il presentarsi quali titoli  di valore proprio, impersonale e anonimo), questo tipo di MA, indirizzato a svilupparsi su ampia scala, si presenta molto problematico.

Proponendo la creazione di una moneta simile alle monete ufficiali si finisce infatti per evocare non solo scenari di scontro frontale con l’unione europea, ma anche timori diffusi per il riemergere di forti spinte inflazionistiche, e per l’accentuarsi delle possibilità di attacco speculativo, contro gli eventuali titoli monetari o lo stesso debito italiano.

Nel panorama italiano attuale però non risultano più  prevalenti le “monete altre” che finiscono per riprodurre alcune delle caratteristiche più discutibili dei sistemi monetari ufficiali. Da qualche anno sono presenti, ed ormai egemoni, soprattutto i circuiti di scambio e credito mutuale propriamente “non monetari”.

Questi possono evitare gli aspetti più critici delle monete ufficiali, aprendo prospettive di sviluppo più sostenibili, almeno per le MA, come è avvenuto per le Banche del tempo, almeno in parte per l’Arcipelago SCEC, e ora specialmente con il Sardex.

Sul significato che lo sviluppo di queste esperienze ha assunto nel nostro paese ci siamo già soffermati collettivamente nel corso dell’incontro On Line, ma è opportuno soffermare ancora l’attenzione, sia per l’ampiezza che queste esperienze hanno assunto, sia per gli insegnamenti che si possono trarre dai loro sviluppi.

4. Le ragioni dell’affermarsi dei crediti non monetari

Ad un primo sguardo,  i circuiti delle BDT, dello SCEC e del Sardex sembrano accomunati soprattutto dalla loro diffusione su scala nazionale; diffusione riconducibile in larga parte alle ampie motivazioni valoriali, non meramente localistiche, dei loro promotori.

Differenti appaiono invece non solo gli strumenti impiegati ma anche le finalità di base, orientate prioritariamente – a seconda del tipo di circuiti – allo sviluppo di relazioni comunitarie (come nelle BDT), oppure al rilancio della crescita delle relazioni di scambio economico-sociale nei territori locali (SCEC e prime esperienze del Sardex), o anche a prevalenti criteri di redditività economica (come i alcuni sistemi di baratto commerciale affini al Sardex).

A prescindere dalle loro finalità e dalle connotazioni specifiche, i tre tipi principali di scambio e credito mutuale partecipanti all’incontro “Ricostruire comunità attraverso la cura dei beni comuni”, condividono però un elemento comune molto più importante. E questo elemento risulta importante soprattutto perché si presenta come un dato “strutturale”, che può dare i suoi maggiori risultati specie nel lungo periodo e non risulta legato a semplici dichiarazioni di buone intenzioni, generalmente poco solide e abbastanza mutevoli.

Come già indicato, l’elemento strutturale più importante può essere individuato nel fatto che ciascuno dei tre sistemi di scambio si basa sull’impiego di strumenti propriamente “non monetari”, come i “crediti nominativi” sviluppati in particolare nell’ambito delle BDT e del Sardex. I “crediti nominativi” messi a punto in queste esperienze basano i loro valori sui beni e servizi scambiati, e i titoli di credito cessano di esistere quando ogni agente è in grado di ripianare le sue condizioni di credito e debito, ovvero quando ad ogni dare corrisponde un ricevere e viceversa.

Strumenti non monetari possono essere considerati però anche i “buoni sconti circolari” sviluppati nell’ambito dell’Arcipelago Scec, che si applicano a relazioni svolte in termini di unità monetarie correnti ma implicano, di fatto, una riduzione più o meno ampia delle moneta circolante e un incremento delle relazioni di cooperazione e di scambio mutuale tra gli aderenti.

In ogni caso si tratta di relazioni e valori di scambio e credito che non si risolvono nella creazione e nell’impiego di moneta (quale che sia la sua natura, ufficiale o alternativa), ma risultano riconducibili appunto alle relazioni di fiducia e cooperazione stabilite tra le persone che si scambiano beni e servizi nei diversi circuiti, seguendo diversi tipi di motivazioni.

Tra le ragioni principali dello sviluppo degli strumenti di scambio e credito non monetari si possono individuare in primo luogo delle motivazioni etiche riconducibili alla volontà di costruire relazioni sociali e comunitarie più solide, radicate territorialmente. Abbastanza comune è anche una certa avversione per le rendite finanziarie e per gli interessi pagati sui capitali monetari, implicanti un’accentuazione delle difficoltà economiche, non solo per le imprese ma anche per le singole persone.

E alla base dello sviluppo nel nostro paese di strumentazioni propriamente non monetarie vi sono state anche più stringenti ragioni pratiche, come l’esigenza di evitare l’intervento repressivo adottato in genere dalla Banca d’Italia e dagli apparati di stato italiani nei confronti delle  Monete Altre, specie prima dell’ultima grave crisi finanziaria (vedi l’esperienza del SIMEC e dell’ Ecoaspromonte riportate nel testo di T. Perna,  Monete locali e moneta globale, Altra Economia, 2014).

5. Nuove condizioni di sviluppo degli scambi e dei crediti mutuali

La situazione di generale diffidenza dei governi nei confronti delle MA è ora significativamente diminuita, e specie dopo la grande crisi finanziaria del 2008 è prevalso un atteggiamento più tollerante, da parte sia della Banca Centrale Europea sia delle amministrazioni statali del nostro paese.

Gli stessi organi di governo e diversi schieramenti politici italiani sono arrivati ad appoggiare da alcuni anni lo sviluppo di strumenti di scambi e credito propriamente non monetari, in alcune misure legislative e in decisioni parlamentari unanimi (come è avvenuto per il baratto amministrativo e gli strumenti della compensazione creditizia). E questo può assumere, alla luce della crisi attuale, un ruolo molto importante per gli sviluppi futuri delle MA nel nostro paese.

Importante è soprattutto il fatto che gli ostacoli iniziali si stiano traducendo in vantaggi significativi, specie date le gravi condizioni economiche, ambientali e socio culturali presenti, come è avvenuto spesso nella storia dello sviluppo economico, istituzionale e tecnologico.

Nel caso dello sviluppo di strumenti di scambio e credito propriamente non monetari (non dotati di un proprio valore interno, anonimo e impersonale, ma che si presentano come titoli di credito “nominativi”), è venuto a svolgere un ruolo sicuramente fondamentale lo sviluppo delle tecnologie informatiche.

Nei tre casi specifici di scambio mutuale propriamente non monetario, i vantaggi maggiori sono individuabili però nella messa a punto di strumenti che possono sottrarsi ad almeno una  parte delle disfunzioni che colpiscono le strumentazioni monetarie tradizionali (ripetiamolo, non solo il pagamento di interessi monetari ma anche il carattere impersonale e spersonalizzante del potere legato allo sviluppo di monete “dotate di un proprio valore”, quale esso sia, con gli effetti correlati di abuso, di penuria o creazione eccessiva, e di perdita di valore dei titoli monetari).

E già in quanto sviluppata nei termini di un circuito propriamente non monetario, ciascuna esperienza di scambio e credito mutuale ha potuto e potrà sottrarsi ai divieti europei (e nazionali) di creare monete parallele di ampie dimensioni e su scala nazionale, senza dover ricorrere allo stratagemma delle cripto-monete.

Questi vantaggi possono risultare maggiormente rilevanti, specie per contrastare le condizioni di crisi attuali in tutta la loro complessità, se si saprà prospettare l’interazione o anche l’integrazione di strumenti di scambio e credito non monetario di tipo diverso, a condizione che gli strumenti adottati e i loro principi costitutivi e operativi siano coerenti tra loro.

Importanti risulteranno soprattutto le capacità di costruire sinergie e relazioni di scambio e credito tra le pratiche eco-soldali, i governi locali e le amministrazioni pubbliche nei diversi livelli territoriali, specie se si saprà rivolgere l’attenzione ai problemi maggiori che affliggono le economie pubbliche ed in particolare le attività di cura dei beni comuni e dei patrimoni ambientali nel nostro paese.

Dobbiamo riferirci maggiormente al problema del debito crescente e insostenibile, sia di tipo economico, sia ecologico. Ma anche al problema dello sviluppo di forme di valorizzazione più adeguate degli stessi patrimoni ambientali, e al problema della mancanza di principi e strumenti adeguati di misura dei valori economici (e dei costi ambientali) più in generale.

Si tratta di prospettive ampie, complesse e di lungo termine, che rendono necessario il superamento di tutta una serie di dualismi o dicotomie che hanno caratterizzato le concezioni del cambiamento o della trasformazione sociale nel corso del XX secolo, e oltre.

Penso in particolare ai dualismi, spesso alimentati artificiosamente, tra prospettive immediate e cumulative, di breve e di lungo periodo, ma anche tra radicalità dell’analisi delle cause delle crisi e praticità dei progetti di cambiamento necessari ad affrontarle, e tra approcci locali, settoriali o che procedono per obiettivi circoscritti, e approcci sistemici o globali, volti al perseguimento di finalità più generali e complesse. 

Ed anche su questi aspetti dovremo soffermarci più a fondo se vogliamo dare alla prospettive delle monete altre o degli scambi e crediti mutuali, non monetari, maggior sostenibilità e maggiori capacità di affrontare le grandi crisi sistemiche che stiamo vivendo.

L’organizzazione di gruppi di lavoro che si facciano carico dell’approfondimento di alcuni tra i temi principali emersi negli incontri di aprile, unita alla preparazione di un ciclo di  incontri Zoom aperti a tutti gli interessati, costituisce solo il primo passo necessario per consolidare nei prossimi mesi il progetto del laboratorio monete.

Si tratta, è opportuno ricordarlo, di un progetto che è e vuole rimanere per quanto possibile aperto a contributi diversi, ampiamente condiviso riguardo alle finalità generali, e appunto sostenibile su un piano complessivo, economico, socio culturale ed ecologico o “ambientale” in senso ampio.

*(BOZZA PROVVISORIA, PRIVA DI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI)

RESOCONTO Primo incontro nazionale “Pratiche eco-solidali e monete altre.”