di Teodoro Criscione

Premessa

Quella che segue è una recensione aperta sul FairCoin. Dato che il FairCoin è un esperimento in itinere, questo articolo potrebbe subire delle variazioni, anche vistose, nei prossimi mesi. Proverò ad aggiornare il seguente articolo nei prossimi mesi, dato che il FairCoin si propone come moneta per l’economia solidale. RETICS, che si pone come luogo di studio sui sistemi di scambio e di credito comunitari per l’economia solidale, viene sempre più spesso interpellata riguardo ai benefici e ai rischi che si celano dietro il FairCoin. E’ nostro dovere dare dunque un’opinione imparziale sul FairCoin.

FairCoin, cos’è?

Il FairCoin viene presentato come la criptovaluta di accesso al mondo FairCoop. Tuttavia, quella che segue è una recensione sugli aspetti tecnici del FairCoin, non si intende in alcun modo criticare il coraggioso ecosistema FairCoop ed i suoi valori.

Il FairCoin è una criptovaluta basata sulla tecnologia Blockchain, un sistema di validazione per sistemi distribuiti, che in altre parole permette la convalida di ogni informazione e operazione interna al sistema in maniera decentralizzata. Tale decentralizzazione ha principalmente due vantaggi: la sicurezza del sistema “dovrebbe” essere maggiormente garantita e le informazioni che viaggiano nel sistema non necessitano di un controllo da parte di un’ autorità centrale (server) per essere validate, ma in forma criptata vengono validate da tutti i membri.

In un recente comunicato della FINMA Autorità federale svizzera di vigilanza sui mercati finanziari (1) distingue le critpovalute in:
a. Token di Pagamento (come BitCoin o FairCoin), che nascono in ragione di un controvalore prestabilito;
b. Token di Utilizzo, con un controvalore prestabilito dall’ente emittente (es. beni o servizi a cui si può accedere solo tramite token);
c. Token di Investimento, con un controvalore prestabilito in asset reali.
Ne deriva che la distinzione classica tra riserva di valore, mezzo di scambio e unità di conto non è esattamente estendibile alle criptovalute. Tale criterio funzionale risulta ancora una volta insufficiente all’analisi dei fenomeni monetari odierni. Suggerendo invece l’utilizzo di una classificazione che adoperi criteri eziologici e teleologici, oltreché funzionali nello studio dei fenomeni monetari.

Criptovalute e sistemi pseudo-fiduciari: un vantaggio per l’economia?

Non esattamente. Per entrare ed uscire nel circuito FairCoin è necessario possedere valuta ufficiale. Questa caratteristica fa del FairCoin una moneta alternativa pseudo-fiat, cioè è necessario affidarsi ad uno strumento fiduciario durante il suo utilizzo. Con “strumento fiduciario” si intende che la fiducia viene riposta nello strumento, nel significante che diventa simbolo di un’autorità in grado di imporre la sua circolazione. Le fluttuazioni del sistema economico ufficiale si rifletteranno sempre e comunque su un sistema pseudo- fiat, rendendo di fatto inefficace l’effetto contro-ciclico dei sistemi di scambio e di credito comunitari, tipico dei sistemi di compensazione multilaterale (2). Qual’è il vantaggio economico di un sistema pseudo-fiat? In teoria, far arrivare l’acqua del fiume (valuta ufficiale) dove altrimenti non arriverebbe, construendo dei canali di irrigazione per la regolazione dei flussi (tassi di cambio), ma non creare nuovi mezzi di scambio che possano mobilitare risorse sottoutilizzate e inutilizzate, come ad esempio avviene con un circuito di credito mutuale.

Il segreto è nel protocollo

Ogni sistema criptovalutario è basato su un protocollo Blockchain che automatizza in maniera decentralizzata, in tutto o in parte, i processi decisionali che interessano tutti gli utenti appartenenti al circuito. Il protocollo Blockchain stabilisce a priori le regole del gioco di un sistema criptovalutario. La scelta del protocollo è dunque una scelta politica, economica ed etica. Saper interpretare correttamente il funzionamento di un protocollo equivale al conoscere lo statuto di un partito politico a cui si sta aderendo, un contratto commerciale che si sta firmando, ma anche un’utopia su cui si stanno investendo tempo ed energie.
Il protocollo usato del FairCoin è chiamato Proof-of- Cooperation o PoC, ma in realtà dovrebbe essere tecnicamente definito un Proof-of-Authority o PoA (3) perché la validazione delle transazioni è delegata a pochi supernodi, CVNs (Certified Validating Nodes) e la gestione del circuito a degli account admin (4). L’unica differenza tra il classico PoA e il PoC è che nel classico PoA i super-nodi che convalidano tutte le transazioni hanno una posizione gerarchica al loro interno, mentre nel PoC i super-nodi hanno lo stesso valore tra loro.
Quindi Il Proof-of-Cooperation non deriva dal Proof-of- Stake, come si tende a credere dato che la storia del FairCoin è divisa in due fasi. In una prima fase, il protocollo Proof- of-Stake con alcune peculiarità del Proof-of-Work (o PoS/PoW, v. PeerCoin per maggiori info sull’integrazione di questi due protocolli)  è stato adottato per il Mining, cioè la creazione dei primi token, mentre nella seconda fase dal luglio 2017 si è terminato con il protocollo per il Mining e si è adottato un protocollo di validazione Proof-of-Cooperation. Nel protocollo PoS/PoW il nodo validatore e “minatore” coincidevano per tutti gli aderenti: rispettivamente sia quello con più token (Proof-of-Stake, PoS) sia quello con più potenza di calcolo (Proof-of-Work, PoW).
Nel PoA, che sta per Proof-of-Authority, dunque esiste un gruppo ristretto di nodi, nel FairCoin sono 20 e si chiamano CVN Certified Validation Nodes, che hanno il potere di convalidare le transazioni e modificare le regole di scambio all’interno del circuito. Tali CVN vengono scelti in Assemblea Generale. Nel PoA classico in realtà c’è una gerarchia fra questi “super-nodi”, mentre nel PoC del FairCoin ogni super-nodo vale uno. Comunque il senso è lo stesso: ci sono super-nodi (20 al momento) che hanno potere di veto su tutte le transazioni, ci sono admin (8 al momento) che hanno potere di regolamentazione sul circuito.
Il che pone due questioni: come avviene il processo di delega e qual’è la reale sicurezza del circuito? Ad esempio, un attacco hacker compiuto entro 4 minuti contemporaneamente su tutti i CVN sarebbe in grado di frodare il sistema – così come forzare gli account admin potrebbe irrimediabilmente distruggere o forkare il circuito.
Per conoscere i pro ed i contro di un sistema PoA invito a leggere gli articoli di approfondimento in fondo a questo articolo. Ciò che si può dire è che vengono in parte meno tutte quelle caratteristiche di decentralizzazione che fanno della Blockchain una Distributed Ledger System all’avanguardia. Perché dunque non utilizzare qualcosa di più innovativo ispirandosi allo Stellar Protocol, alla HoloChain o a Cardano – per citarne alcuni?

Privacy o non privacy? Questo è il problema.

La questione è del tutto aperta. I sistemi blockchain sono dei sistemi di validazione distribuiti, cioè ogni aderente ha un libro Mastro in cui vengono annotate tutte le transazioni nel circuito. Cioè in teoria tutti sanno tutto di tutti, questa è la garanzia di validazione promessa. Ma il problema della privacy si pone in questo ambiente di massima trasparenza. Anche se sotto forma di codici hash, tutto è leggibile da tutti. Ciò implica anche la possibilità di scoprire l’identità degli aderenti, seguendo le loro transazioni nel tempo (5). La questione, non di poco conto per i sistemi blockchain, è stata di recente affrontata dagli sviluppatori di alcune criptovalute (es. Monero, ZCash, Dash), che hanno previsto l’utilizzo di protocolli per crittografare le singole transazioni (6).

Ma almeno è stabile?

Non ancora. Le politiche di stabilizzazione dei prezzi vengono affrontate nell’ambito delle criptovalute di tipo StableCoin, ovvero valute che puntano a mentere stabile il proprio valore nel tempo (7)
Le StableCoin possono essere suddivise in:
Fiat-Collateralized, con un collaterale in valuta ufficiale (es. Tether) o in asset reali che viene gestito in maniera centralizzata,
Crypto-Collateralized, con un collaterale in un portafoglio di altre criptovalute (es. TruthCoin)
Non-Collateralized, attraverso l’emissione di Seignorage Shares, cioè titoli che garantiscono un rendimento futuro in cambio di un deposito presente (es. BaseCoin, DAI StableCoin)
Il FairCoin si presenta per essere una StableCoin “Fiat-Collateralized” (8) con un fondo di stabilità ancora in via di formazione. Al momento solo il 2% del fondo di stabilità è stato coperto, ma come il valore di tale fondo sia stato deciso non è chiaro.

A questo riguardo è necessario considerare il cosiddetto Trilemma (9), adottato in economia internazionale. Secondo il Trilemma esiste un’intrinseca impossibilità nel perseguire contemporaneamente i seguenti tre obiettivi
1. un tasso di cambio fisso,
2. un libero flusso di capitali, e
3. una politica monetaria indipendente.
La gestione di un fondo di stabilità si basa dunque su due aspetti cruciali:
1. un tasso di cambio fisso o controllato, che richiede grosse operazioni di arbitraggio sugli exchange oltreché una grossa capacità di resistenza ad attacchi speculativi nel tempo per il quale il fondo potrebbe risultare insufficiente;
2. limitazione forzosa dell’uscita di capitali, sulla quale la loro policy (10) è di limitare a 1000 euro/mese gli attivisti di FairCoop e 500 euro/mese gli altri, un’ottima strategia per la stabilità dei prezzi, ma pessima per il benessere economico delle aziende aderenti che non possono sopperire a tutti i propri bisogni sul FairMarket.
La gestione di un tasso di cambio comporta saper manovrare grossi fondi in Fair e valuta ufficiale associata ad una straordinaria capacità previsionale. Limitare l’uscita di capitali è sicuramente una scelta vincente. Entrambe le soluzioni però sapranno reggere lo scaling-up? Cioè la fortuna del FairCoin è di essere ancora un’esperienza molto limitata e di nicchia. Infatti, si può ben dire che è più la sua fama a precederla, che il suo reale utilizzo quotidiano, considerando che si tratta di sole 118 piccole attività sparse in tutto il mondo.

La stabilità del FairCoin dunque regge solo sulla limitazione dei capitali in uscita. L’unica garanzia alla stabilità dei prezzi è data dal fatto che il FairCoin è un vicolo cieco in cui si può entrare e non uscire. Una politica protezionistica che però è e sarà sempre più esosa se il mercato continuerà a crescere. Quindi il sistema di tassi di cambio fissi e differenziati (in entrata ed in uscita) è destinato a fallire, specie se intendono ingrossare le file del FairMarket.

Conclusione

Il progetto FairCoin è sicuramente un progetto in divenire che spero possa migliorare, anche se personalmente credo che l’abbandonato progetto FairCredit sia la chiave da cui ripartire. Io personalmente ho consigliato di usare il FairCoin semplicemente solo come prepagata per gli acquisti sul FairMarket, poiché indubbiamente lo spirito che sta dietro il mondo FairCoop è giusto e condivisibile.
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  • (1) https://www.finma.ch/it/news/2018/02/20180216- mm-ico-wegleitung/
  • (2) Village Market Simulator del Dr.William Ruddick per valutare l’impatto economico dei sistemi di scambio e di credito comunitario sull’economia: https:// www.youtube.com/watch? v=04jV1zVROU8&index=1&list=PLPUExzwZAUpbEInJy _8Wj_c_mDsw7-qXe
  • (3) https://hackernoon.com/a-hitchhikers-guide-to- consensus-algorithms-d81aae3eb0e3
  • (4) What is the task of the FairCoin chain administrators? – https://fair-coin.org/en/faircoin-faqs
  • (5) https://chain.fair-coin.org/chain/FairCoin
  • (6) https://hackernoon.com/an-overview-of-privacy- tokens-19f6af8077b7
  • (7) https://hackernoon.com/stablecoins-designing-a- price-stable-cryptocurrency-6bf24e2689e5
  • (8) https://coopfunding.net/en/campaigns/faircoin- stability-fund/
  • (9) https://en.wikipedia.org/wiki/Impossible_trinity
  • (10) https://board.net/p/changetoeuroscriterias
FairCoin, una breve recensione aperta

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